PROCEDURA – LE MEDICAZIONI

PROCEDURA

LE MEDICAZIONI

Definizione

Ogni ferita chirurgica (soluzione di continuo della cute e dei tessuti sottostanti praticata dal chirurgo) o lesione da decubito sono considerate come una porta di ingresso per i microrganismi

quindi la medicazione è l’insieme dei provvedimenti (detersione, antisepsi, trattamento farmacologico e protezione) messi in atto per favorire la guarigione o cicatrizzazione e per evitarne l’insorgenza di infezione del sito.

Classificazione delle ferite

Superficiali: quando interessano esclusivamente lo strato cutaneo e sottocutaneo

Profonde: quando coinvolgono lo strato fasciale e le strutture che si trovano al disotto

Penetranti: quando creano un tramite tra l’esterno e una delle grandi cavità dell’organismo (cranica, toracica, addominale)

Interne: quando interessano organi interni (fegato, milza, polmone, ecc.) a prescindere dal coinvolgimento delle strutture parietali che possono anche rimanere integre, come accade nei traumi chiusi.

Contaminazione delle ferite

Pulite: sono definite tali le ferite di origine non traumatica e nel cui ambito non vi siano interruzioni di alcuni apparati: digestivo, respiratorio, uro-genitale

Pulite-contaminate: sono le ferite in cui uno degli apparati è interrotto ma sotto controllo e non vi siano segni apparenti di contaminazione. A questo gruppo appartengono interventi molto frequenti quali la colecistectomia o l’appendicectomia

Contaminate: gruppo nel quale vengono inserite le ferite traumatiche recenti e quelle aperte, le ferite con interruzione non controllata dell’apparato gastro-enterico, quelle in presenza di fenomeni infiammatori acuti ma non purulenti, le incisioni delle vie biliari e urinarie in presenza di bile e urine infette

Sporche: sono le ferite traumatiche aperte non recenti o quelle dovute a fenomeni perforativi o in presenza di infiammazioni pregresse purulente.

Tipologia di guarigione

Prima intenzione: è il caso delle ferite da taglio, delle quali rappresenta un esempio quella chirurgica, lineari o a grande curvatura, a margini netti e soprattutto suturate. Tale procedimento, infatti, riducendo al minimo la perdita di sostanza per accostamento dei lembi, ne favorisce il riempimento da parte del tessuto di granulazione con tempi di cicatrizzazione veloci e risultati estetici buoni.

Seconda intenzione: riguarda le ferite non suturate e quindi lasciate aperte, per scelta o per necessità. In questi casi il tessuto di granulazione, che si forma sul fondo della lesione, per riempirla deve procedere dal basso in superficie con un processo che richiede tempi più lunghi e che può determinare inestetismi anche gravi.

Terza intenzione: questo tipo di guarigione riguarda le ferite chirurgiche andate incontro, nel decorso post-operatorio, a una deiscenza parziale o totale. Il trattamento di questa complicazione prevede di norma la riapertura completa della ferita, la sua accurata detersione, l’asportazione delle aree mortificate, un adeguato zaffaggio. In un secondo momento, valutata la situazione locale e dopo aver escluso la presenza di focolai di infezione, si può procedere a una nuova sutura dei lembi. Ciò favorirà il processo di guarigione che, in questo caso, sarà detto per III intenzione.

Tipi di lesione da decubito

1° Stadio: Eritema della cute integra non reversibile alla digito- compressione

2° Stadio: Ferita a spessore parziale che coinvolge l’epidermide e/o il derma; la lesione è superficiale e clinicamente si presenta come una abrasione, vescicola o cratere poco profondo

3° Stadio: Ferita a tutto spessore che implica danno o necrosi del tessuto sottocutaneo che può estendersi fino alla fascia muscolare senza attraversarla; la lesione si presenta clinicamente come una profonda cavità che può presentare dei tratti sottominati

4° Stadio: Ferita a tutto spessore con estesa distruzione dei tessuti, necrosi o danno ai muscoli, ossa o strutture di supporto (es. tendini, capsule articolari, piani ossei, ecc.)

raccolta dati

L’OSS deve valutare:

Età Sesso

Grado di collaborazione (Capacità psico-fisiche di tollerare la procedura – Comprensione)

Grado di autonomia nel movimento e nelle cure igieniche parziali o totali

Stato cognitivo (Orientamento spazio-tempo – Comprensione – Linguaggio….)

Stato emotivo (Ansia – Preoccupazione – Irrequietezza)

Stato sensoriale (Vista – Udito – Sensibilità degli arti e mobilità)

Presenza di Demenze (Alzheimer – Parkinson – Invecchiamento)

Se manifesta o presenta: Dolore – Sudorazione – Disagio

Presenza di eventuali azioni di resistenza o non accettazione della procedura

Segni e sintomi di infezione (Flogosi)

Eritema persistente:

Edema:

Aumento della temperatura:

Dolore:

Lesione della funzione:

.

Rubor (arrossamento)

Tumor (tumefazione/gonfiore)

Calor (nella regione interessata)

Dolor (stimolazione terminazioni nervose)

Functio laesa (lesa funzione)

È inoltre indicata da:

Modifica del colore e dell’odore dell’essudato presente

Presenza di suppurazione (pus)

Aumento globuli bianchi

Tipi di medicazione

Medicazione semplice (cerotto medicato)

Medicazione a piatto (pomata + garze + cerotto)

Medicazione complesse su ferita con drenaggio

Medicazione compressiva (per favorire l’emostasi, cerotti elastici)

Medicazione con fasciatura

Molti sono i fattori di rischio implicati nella guarigione e si possono suddividere in fattori intrinseci (legati al paziente) e fattori estrinseci (legati all’ambiente).

Fattori intrinseci:

Malnutrizione (diminuzione del peso corporeo superiore al 15%)

Ipoproteinemia (maggiore vulnerabilità all’ischemia)

Anemia (ipossigenazione)

Età avanzata (modificazioni della cute, diminuite difese e ritardata riparazione) Incontinenza (macerazione della cute)

Febbre (aumentata richiesta d’ossigeno)

Immobilità (ad es.: fratture, aumentata esposizione alla compressione)

Perdita di sensibilità (compromissione del meccanismo riflesso del cambio di postura)

Ipoperfusione (ischemia)

Malattie cardiovascolari e respiratorie (alterata circolazione ematica e quindi ipossia tissutale)

Obesità (carico eccessivo)

Magrezza (riduzione dei tessuti che fanno da “cuscinetto” tra la cute e le prominenze ossee)

Infezioni sistemiche (ascessi muscolari e cutanei)

Diabete mellito (angiopatia – scompenso glicemico) Ipoglicemia (diminuita sintesi di collagene)

Disidratazione (ipoperfusione)

Immunodepressione (riduzione delle difese)

Fumo (fibrosi del derma)

Malattie psichiche (ipomobilità)

Calzature inadeguate

Fattori estrinseci:

Stress meccanico (ad es. frizione/attriti quando il paziente viene mobilizzato)

Inadeguata rimozione della compressione nel paziente allettato

Interventi chirurgici senza rimozione della compressione per oltre 2.5 ore

Riduzione della temperatura della sede di compressione (cellule ed enzimi sono maggiormente attivi a temperatura corporea)

Essiccazione della medicazione (la guarigione è facilitata in ambiente umido)

Utilizzo di steroidi che abbassano le difese dell’organismo e riducono i processi riparativi Alto turnover e carenze nei flussi informativi tra operatori sanitari

E’ di competenza dell’Operatore Socio Sanitario:

Controllare la documentazione sanitaria per eventuali prescrizioni, limitazioni, indicazioni terapeutiche, condizioni cliniche del paziente

Controllare se sono documentate altre procedure di assistenza e se sono sorti problemi durante la loro attuazione

Preparare una strategia educativa per la cura di se, coinvolgendo anche i caregiver

Verificare la necessità di collaborazione e l’eventuale disponibilità di altri operatori sanitari

materiali

L’OSS prepara il carrello con il materiale necessario per la medicazione, seguendo le indicazioni infermieristiche

Pacchetto medicazione con involucro in TNT contenente

Forbice retta e curva a punta aguzza e smussata

Pinze anatomiche e chirurgiche

Pinza Kelly o Kocher

Pinza rimuovi agraphes

Reniformi

Klemmer

Porta aghi

Bisturi

Sonde scanalate

Specilli

Spilla da balia

Aghi e fili da sutura

Bicchiere cilindrico

Vassoio o Bacinelle reniformi

DPI (guanti sterili, guanti non sterili, mascherine, cuffie)

Compresse di garze piccole medie e grandi in confezioni monouso sterili

Antisettici (povidone-iodio, clorexidina)

Acqua ossigenata (solo per ferite traumatiche e ascessi da drenare)

Etere etilico Soluzione fisiologica (salina)

Garze iodoformiche in vario formato

Garze grasse

Cerotti anallergici

Cerotti traforati in TNT

Anestetico locale

Tamponi sterili per eventuali esami colturali

Provette sterili

Siringhe di diversa capacità e con diversi connettori

Antibiotici locali

Antisettici locali

Lubrificanti (oli di vasellina, silicone spray, gel anestetico-lubrificante)

Bende di diversa altezza

Rete elastica di diverse misure

Contenitori per rifiuti taglienti

Contenitori per rifiuti speciali

Contenitori per rifiuti assimilabili agli urbani

Tamponi per prelievi colturali

La medicazione ideale deve creare sulla superficie della lesione un ambiente favorevole ai processi di divisione e replicazione cellulare,

ossia garantire le condizioni ottimali di temperatura (37°), umidità ed ossigenazione, essere biocompatibile e proteggere l’ulcera dai danni meccanici e dalla contaminazione batterica, preservando la cute circostante la lesione.

La scelta del prodotto per la medicazione è di competenza strettamente medica infermieristica e deve essere operata sulla base delle caratteristiche della lesione, delle condizioni generali del paziente, della durata e della praticità d’uso, nonché dei costi.

Qualsiasi trattamento topico, per quanto efficace, non può essere comunque sostitutivo di una corretta mobilizzazione e della cura della persona sotto l’aspetto igienico e nutrizionale.

Dispositivi Medici: 

Garze

Medicazioni adsorbenti

Medicazioni favorenti la granulazione

Idrogeli

Medicazioni occlusive

Medicazioni semiocclusive

Farmaci:

Antisettici Locali

Antibiotici

Enzimi Proteolitici

Ringer Lattato Soluzione

I dispositivi medici possono essere classificate in base alle loro caratteristiche peculiari:

Le Garze possono essere in cotone o in TNT e si distinguono in:

Garze semplici, che rappresentano le medicazioni tradizionali, non andrebbero applicate direttamente sull’ulcera, bensì utilizzate come medicazioni secondarie di copertura, in quanto richiedono frequenti cambi di medicazione ed inoltre, aderendo alla lesione, aumentano il rischio di asportazione del tessuto di granulazione;

Garze non aderenti, impregnate di sostanze grasse per ridurre l’aderenza ed il traumatismo nelle operazioni di medicazione;

Garze antisettiche contenenti sostanze antisettiche;

Garze medicate contenenti o veicolanti sostanze attive.

Le Medicazioni adsorbenti, costituite da idrocolloidi paste e granuli – alginati – idrofibre, si caratterizzano per la capacità di rimuovere l’essudato in eccesso, assorbendolo o intrappolandolo nella propria trama.

La loro durata di impiego è determinata dalla saturazione ed è inversamente proporzionale alla quantità di essudato presente nella lesione e deve poter assorbire l’essudato in eccesso, mantenendo la lesione-medicazione sempre umida in modo da favorire il processo di riparazione.

Gli Idrocolloidi paste e granuli hanno la proprietà di assorbire acqua in modo lento e controllato e sono indicati per il riempimento di lesioni profonde. A contatto con l’essudato, il gel che si forma mantiene l’ambiente umido favorendo il processo di riparazione. Quando comincia a gelificare, è percepibile un caratteristico odore sgradevole.

Gli Alginati sono medicazioni a base di sali, di calcio o di calcio-sodio, dell’acido alginico, un polisaccaride estratto da alghe marine; Richiedono una buona detersione della lesione prima dell’applicazione. Sono indicati nelle lesioni di III o IV stadio con essudato medio-abbondante. Sono controindicati nelle lesioni scarsamente essudanti in quanto possono causare disidratazione della lesione.

Le Fibre idrocolloidali (idrofibre) sono fibre con elevato grado di assorbenza. Sono indicate in lesioni cavitarie iperessudanti di piccole dimensioni.

Le Medicazioni favorenti la granulazione sono prodotti che, agendo attraverso un processo di gelificazione, mantengono un microambiente umido, favorente lo sviluppo del tessuto di granulazione.

Sono rappresentati da medicazioni a base di collagene o alginato o idrofibrache diventano attivi dopo la gelificazione ed è indicata nelle lesioni superficiali e profonde ben deterse, umide e granuleggianti e può rimanere in sede fino a 4-5 giorni coperta da una medicazione secondaria

Gli Idrogeli sono polimeri di struttura, formati da materiali sintetici (poliacrilati), semi- sintetici (carbossimetilcellulosa) e agiscono idratandoi tessuti necrotici e favorendone l’autolisi.

Sono indicati per il trattamento di lesioni coperte da fibrina e tessuto necrotico giallo e per la reidratazione delle escare secche. Il tempo di struttura, formati da materiali sintetici (poliacrilati), semi- sintetici (carbossimetilcellulosa) e agiscono idratandoi tessuti necrotici e favorendone l’autolisi.

Sono indicati per il trattamento di lesioni coperte da fibrina e tessuto necrotico giallo e per la reidratazione delle escare secche. Il tempo di impiego varia da 1 a 3 gg. Emanano un cattivo odore. In base alla tipologia del supporto possono comportarsi come medicazioni semiocclusive o occlusive. Sono indicati nelle lesioni superficiali asciutte o modicamente essudanti in via di riepitelizzazione.

Le Medicazioni occlusive sono medicazioni avanzate, che mantengono un microambiente umido e non permettono il passaggio di ossigeno. Hanno capacità adsorbente medio-bassa, favoriscono la detersione della lesione. Possono essere impiegate anche su ferite infette, ma richiedono un attento monitoraggio per eventuali infezioni anaerobie. Sono rappresentate dagli idrocolloidi occlusivi.

Il gel è caratterizzato da odore sgradevole, non aderisce alla cute lesa e mantiene l’ambiente umido favorendo il processo di riparazione, promuovendo l’autolisi, l’angiogenesi, la granulazione e quindi la guarigione. Il cambio di medicazione al momento giusto è reso possibile dalla variazione di colore che si realizza. Tale modalità permette di ottimizzare i risultati clinici e il costo dell’intervento terapeutico.

Le placche possono rimanere in sede sino ad esaurimento dell’efficacia, ossia da 3 a 7 giorni, in base alla quantità di essudato, rappresentano l’opzione di scelta nella cura di molti casi di lesione da decubito.

Le Medicazioni semi-occlusive sono medicazioni avanzate che mantengono un microambiente umido e permettono il passaggio di ossigeno, ma non di liquidi e batteri. Si distinguono in film semipermeabili, schiume in poliuretano e idrocolloidi semiocclusivi. Agiscono mantenendo un microambiente umido e isolato dall’esterno.

I film semipermeabili sono pellicole normalmente trasparenti, in poliuretano, ricoperte da un sottile strato adesivo acrilico, permeabili ai gas. Non hanno nessuna capacità adsorbente, al contrario delle schiume. Possono essere impiegati come unica medicazione nelle lesioni di I grado, come prevenzione dei danni da sfregamento o da macerazione per esposizione prolungata all’umidità o come medicazioni secondarie nel fissaggio di altri prodotti. Quelle trasparenti permettono l’ispezione della ferita senza dover togliere la medicazione. La sostituzione della medicazione deve avvenire in caso di distacco o circa ogni 7 giorni, in base alla quantità di essudato. Le schiume in poliuretano sono materiali ad alto assorbimento, rivestite da uno strato non aderente alla lesione, morbido e perforato, in forma di placche o tamponi circolari o tubolari. Vengono utilizzate per lesioni piane o cavitarie con essudato medio/abbondante, mantengono un ambiente umido e favoriscono lo sviluppo del tessuto cicatriziale. Non sono indicati in caso di infezione. La sostituzione della medicazione, previa detersione, deve avvenire a saturazione (da 1 a 7 giorni in base alla quantità di essudato). I tamponi richiedono una medicazione secondaria di fissaggio (ad es. pellicole semipermeabili).

Gli idrocolloidi semiocclusivi sono permeabili all’ossigeno a seconda dello spessore, della composizione e soprattutto del materiale di copertura. Sono indicati nella protezione e nel mantenimento del microambiente. Da impiegare nelle lesioni in fase di riepitelizzazione. La sostituzione della medicazione deve avvenire a saturazione (da 1 a 4 giorni in base alla quantità di essudato).

I farmaci sono utilizzati in base alle loro caratteristiche peculiari:

Gli Antisettici locali, sono irritanti per cute e mucose, inattivano l’azione degli enzimi proteolitici e distruggono i fibroblasti. Rallentano i processi di cicatrizazione ed ostacolano la riepitelizzazione. Sono impiegati per lesioni chiaramente infette e alle fasi post escarectomia.

Se richiesta la disinfezione, l’antisettico da preferire è la clorexidina gluconato in soluzione acquosa allo 0,05%, dotata di una buona attività antisettica, un’ottima tollerabilità e bassa citotossicità.

Non sono da utilizzare:

Acqua ossigenata

Iodio povidone

Cetrimide e Ipoclorito di sodio

Alcool etilico Nitrato d’argento

L’impiego di Antibiotici topici è riservato esclusivamente nel trattamento di lesioni chiaramente infette, limitatamente ai casi in cui l’utilizzo di antisettici e una detersione accurata, protratta per 2-4 settimane, non sia stata risolutiva per la guarigione della lesione

Gli Enzimi proteolitici agiscono rimuovendo i frammenti necrotici dalle lesioni. Il loro tempo di azione varia dalle 8 alle 24 ore a seconda del principio attivo impiegato. Sono indicati su lesioni umide, o opportunamente inumidite, con presenza di aree necrotiche o accumulo di fibrina sul fondo della lesione e nelle fasi successive all’intervento. Non devono essere impiegati su lesioni infette. L’applicazione del prodotto, in strato sottile, va rinnovata dopo lavaggio con soluzione di Ringer lattato o Soluzione fisiologica, 1 o 2 volte al dì, conformemente al prodotto impiegato. Per mantenere in loco l’enzima è necessaria una medicazione di copertura.

La Soluzione di Ringer Lattato viene utilizzata per irrigare le lesioni da decubito. Essa contiene acido lattico, calcio cloruro, potassio cloruro, sodio cloruro e sodio idrossido;

Prodotti per la detersione e la protezione della cute

Il Latte detergente è adatto per l’igiene e la protezione delle pelli delicate e sensibili.

Il Liquido detergente per l’igiene della pelle deve avere pH fisiologico, di circa 5 – 6; deve essere ben tollerato, adatto alla pulizia dei pazienti con pelli delicate e sensibili, moderatamente schiumogeno e non profumato.

L’Olio Detergente ha attività emolliente per pelli delicate

La Pasta all‘Ossido di Zinco contiene il 10% di ossido di zinco, ha proprietà lenitive, idratanti, impermeabilizzanti e un pH fisiologico. E’ ben tollerata ed è facilmente spalmabile sulla pelle.

La Crema Base Idratante è un preparato che idrata l’epidermide e non unge.

paziente

Valutare sempre nel paziente le seguenti problematiche:

Non autosufficienti e/o anziani

Presenza di lesioni neurologiche

Immobilizzati

Alterazioni dello stato generale: Ansia, agitazione, ecc

Identificare il paziente

Informare il paziente sulla procedura, un informazione adeguata facilita la collaborazione della persona

Far assumere alla persona la posizione adeguata in relazione alla sede della ferita

Garantire una buona esposizione della ferita senza scoprire le parti non interessate

Separare se necessario la persona con la ferita da persone con infezioni note o fonti di infezioni (ad es. Colonstomie)

ambiente

Ambiente tranquillo illuminato

Garantire microclima ottimale (umidita’, temperatura e ventilazione)

Garantire privacy (tirare la tenda, far uscire eventuali visitatori)

Ridurre i movimenti dell’aria durante le medicazioni perché i microorganismi dell’aria contaminano le ferite e le ferite infette contaminano l’aria

operatore

Divisa in ordine

Cartellino di riconoscimento

Lavaggio mani con antisettico o sapone

Utilizzo di guanti

Utilizzo mascherina, occhiali e/o sovracamice, se necessario e/o richiesto

Non parlare sopra la ferita

Evitare lunghi tragitti del materiale dal carrello alla ferita e viceversa

Non allontanarsi lasciando la ferita esposta

fase esecutiva

È di competenza dell’Operatore Socio Sanitario:

Preparare sul carrello materiale occorrente

Preparare il paziente ove necessario

Preparare campo sterile sul piano del carrello o del letto

Collaborare durante la procedura seguendo le indicazioni infermieristiche (es. apre i pacchetti di materiale sterile con manovra asettica porgendolo all’infermiere o lasciandoli cadere il materiale sul campetto sterile)

Tutte le medicazioni sono di competenza medico/infermieristiche

Lo scopo della preparazione di un campetto sterile è di ottenere una superficie sterile su cui disporre il materiale necessario per una tecnica asettica

Medicazione ferita chirurgica pulita

Dopo essere state coperte sterilmente per 24-48 ore, le ferite non complicate o di prima intenzione vanno medicate una volta al giorno (se indicato) o ad intervalli più lunghi, in relazione alla sede della ferita e alla velocità del processo di guarigione.

Se la medicazione è bagnata, sporca, staccata deve essere rinnovata, mai rinforzata

Togliere i cerotti delicatamente, eventualmente inumidendoli con soluzione fisiologica e tirando verso la ferita, con strappi brevi e rapidi

Rimuovere la medicazione sporca

Se aderente alla ferita, bagnarla con soluzione fisiologica sterile

Smaltire la medicazione contaminata e i guanti nell’apposito contenitore

Osservare la ferita e valutare il suo stato (eventuali segni di infiammazione/infezione, integrità della sutura, accostamento dei lembi della cute)

Aprire le confezioni contenenti pinza e pean sterili e porgerli all’infermiere che effettua la medicazione

Aprire l’involucro con il contenitore cilindrico e riporvi il Klemmer sterile che verrà utilizzato esclusivamente per afferrare il materiale sterile da passare all’infermiere (se viene contaminato deve essere sostituito)

Prendere un batuffolo con la pinza e bagnarlo con l’etere, sucessivamente passarlo sulla zona circostante la ferita

Prendere una garza, bagnarla con soluzione fisiologica (o acqua ossigenata se presenti consistenti residui ematici) e passarla sulla ferita iniziando dalla sutura e proseguendo verso l’esterno senza mai tornare verso la sutura stessa

Prendere utilizando la pinza una nuova garza e bagnarla con l’antisettico (iodopovidone) Disinfettare la ferita partendo dalla sutura e proseguendo verso l’esterno senza mai tornare verso la sutura stessa (per non riportare sulla ferita microrganismi allontanati in precedenza o presenti sulla cute circostante)

Ripetere la disinfezione con un’altra garza sterile (tale procedimento si rende necessario per garantire che l’antisettico agisca su tutta la zona interessata)

Posizionare garze sterili di misura adeguata

Fissare la medicazione con cerotti in T.N.T. (Prodotto che permette una adeguata traspirazione)

Valutare possibile allergia nell’paziente, in caso contrario utilizzare altro tipo di cerotto

Riporre i ferri chirurgici utilizzati nel contenitore apposito per la loro pulizia

Registrare la procedura ed eventuali osservazioni sulla cartella infermieristica

Medicazione ferita chirurgica sporca

Le medicazioni complesse o le ferite di 2^ intenzione possono richiedere di essere rinnovate anche più volte nelle 24 ore.

La detersione/disinfezione della ferita è necessaria in presenza di essudato, pus, allo scopo di evitare la crescita batterica e la macerazione della cute

Togliere i cerotti delicatamente, eventualmente inumidendoli con soluzione fisiologica o solventi appositi e tirando verso la ferita, con strappi brevi e rapidi

Rimuovere la medicazione sporca

Se aderente alla ferita, bagnarla con soluzione fisiologica sterile per evitare danni al tessuto di granulazione

Smaltire la medicazione contaminata e cambio guanti

Osservare la ferita e valutare il suo stato

Se richiesto eseguire un tampone colturale

Prima di eseguire la manovra rimuovere le secrezioni con garza asciutta e sterile

Il tampone deve essere premuto sulla ferita per raccogliere le secrezioni dei tessuti che contengono i germi patogeni responsabili dell’infezione

Aprire l’involucro con il contenitore cilindrico e riporvi il Klemmer sterile che verrà utilizzato esclusivamente per afferrare il materiale sterile da passare all’infermiere (se viene contaminato deve essere sostituito)

Prendere un batuffolo con la pinza e bagnarlo con l’etere, successivamente passarlo sulla zona circostante la ferita per rimuovere residui di colla

Prendere una garza, bagnarla con soluzione fisiologica (o acqua ossigenata se presenti consistenti residui ematici) e passarla sulla ferita iniziando dal margine esterno verso l’interno

Prendere utilizzando la pinza una nuova garza e bagnarla con l’antisettico (iodopovidone)

Disinfettare la ferita partendo dall’esterno verso l’interno con movimenti circolari (si evita la contaminazione della zona pulita)

Se prescritto applicare garze particolari (es. Iodoformiche) o altre sostanze medicamentose (la ferita infetta può presentare lembi di tessuto necrotico e/o cavità di diverse dimensioni

La garza iodoformica può essere efficacemente utilizzata per “zaffare” le cavità presenti nella ferita)

Fissare la medicazione con cerotti in T.N.T. (Prodotto che permette una adeguata traspirazione)

Valutare possibile allergia nel paziente, in caso contrario utilizzare altro tipo di cerotto

Riporre i ferri chirurgici utilizzati nel contenitore apposito per la loro pulizia

Registrare la procedura ed eventuali osservazioni sulla cartella infermieristica

Medicazione ferita chirurgica con drenaggio

Drenaggio aperto: il punto di fuoriuscita del drenaggio deve essere medicato con tecnica asettica, separatamente dalla ferita e se necessario più frequentemente, in quanto la presenza di un collegamento (drenaggio) tra la cavità drenata e l’ambiente esterno aumenta la possibilità di infezioni e macerazioni

Drenaggio chiuso: il raccoglitore delle secrezioni drenate deve essere sterile, ben chiuso e tenuto al di sotto del livello della ferita, questo per evitare che il reflusso dei fluidi drenati vengano colonizzati da batteri molto velocemente

Togliere i cerotti delicatamente, eventualmente inumidendoli con soluzione fisiologica o solventi appositi e tirando verso la ferita, con strappi brevi e rapidi

Rimuovere la medicazione sporca

Se aderente alla ferita, bagnarla con soluzione fisiologica sterile per evitare danni al tessuto di granulazione

Smaltire la medicazione contaminata e cambio guanti

Osservare la ferita e valutare il suo stato (eventuali segni di infiammazione/infezione, integrità della sutura)

Aprire il set contenente pinza e pean sterili e porgerli all’infermiere che effettua la medicazione senza toccarli

Aprire l’involucro con il contenitore cilindrico e riporvi il Klemmer sterile che verrà utilizzato esclusivamente per afferrare il materiale sterile da passare all’infermiere (se viene contaminato deve essere sostituito)

Prendere un batuffolo con la pinza e bagnarlo con l’etere, sucessivamente passarlo sulla zona circostante la ferita per rimuovere residui di colla

Prendere una garza, bagnarla con soluzione fisiologica (o acqua ossigenata se presenti consistenti residui ematici) e passarla sulla ferita iniziando dalla sutura e proseguendo verso l’esterno senza mai tornare verso la sutura stessa

Prendere utilizzando la pinza una nuova garza e bagnarla con l’antisettico (iodopovidone)

Disinfettare la ferita partendo dalla sutura e proseguendo verso l’esterno, senza mai tornare verso la sutura stessa

Durante questa manovra il chirurgo può accorciare, sostituire o rimuovere il drenaggio

Se il drenaggio è stato accorciato o retratto il chirurgo può chiedere il posizionamento di una spilla da balia o di un punto di sutura

Effettuare sucessivamente una ulteriore disinfezione della sede del drenaggio

Tagliare a Y una o più garze e posizionarle attorno al drenaggio Fissare la medicazione con cerotti in T.N.T.

In caso di allergia utilizzare un altro tipo di cerotto

Fissare il drenaggio con un cerotto a cravatta per rinforzare l’ancoraggio al sito

Riporre i ferri chirurgici utilizzati nel contenitore apposito per la loro pulizia

Registrare la procedura ed eventuali osservazioni sulla cartella infermieristica

Interventi di competenza OSS nelle medicazioni

Igiene: Osservare quotidianamente le condizioni della cute del paziente, in particolare le zone a rischio

Mantenere la cute pulita con l’utilizzo di detergenti debolmente acidi non irritanti, in particolare dopo ogni evacuazione

Asciugare per tamponamento In presenza di cute secca l’applicazione di olii protettivi o creme idratanti ed emollienti può contribuire a ripristinare il mantello idrolipidico e a mantenere elastica la cute

L’utilizzo di paste a base di ossido di zinco può rivelarsi utile esclusivamente se vi è rischio di macerazione come nei casi di incontinenza

È da evitare:

L’uso di detergenti sgrassanti o soluzioni alcoliche

L’applicazioni di talco o di polveri protettive

Lo strofinamento nell’asciugatura (rischio di frizione)

I massaggi profondi (scollamento dei tessuti)

Lo scorretto impiego dei pannoloni rispetto alle indicazioni di utilizzo

Il contatto della pelle con materiali impermeabili, come tele cerate

L’impiego di biancheria intima sintetica

L’impiego di indumenti con elastici o bottoni

Lenzuola o indumenti umidi o bagnati

Pieghe delle lenzuola o della biancheria o presenza di corpi estranei (briciole ecc.).

Mobilizzazione:

Per mobilità s’intende la capacità degli organi di compiere spostamenti: mobilità articolare e la forza di gravità agisce sulle parti del corpo interessate. Vi sono alcuni fattori che influenzano la capacità e la possibilità di movimento e la conseguente autonomia.

Traumi, malattie acute e cronico-degenerative, handicap, possono impedire temporaneamente o permanentemente la mobilizzazione e influenzare l’integrità e la funzionalità delle strutture

Si dice mobilizzazione attiva quando è svolta dal paziente sotto guida di un operatore

La mobilizzazione passiva, invece, consiste nel movimento di parti del corpo del paziente senza che quest’ultimo contragga volontariamente i muscoli.

Le conseguenze di un prolungato allettamento comporta:

Una riduzione della funzionalità di organi e apparati

La comparsa di lesioni da decubito dovuto ad una riduzione dell’afflusso sanguigno nelle zone soggette a compressione (sacro, talloni…)

Alimentazione e idratazione:

Verificare che non sia in atto uno stato di malnutrizione (per eccesso o per difetto) tramite il monitoraggio dei seguenti parametri:

Il peso corporeo ed il suo andamento negli ultimi 6 mesi: Calcolare il peso desiderabile Calcolare BMI = Indice di massa corporea

Verifica dell’appetito:

Controllare la corretta assunzione quantitativa e qualitativa degli alimenti tenendo conto che nell’anziano vi è una diminuzione sia del senso del gusto che dell’olfatto, sia della capacità di masticare e digerire

Assicurare quindi l’assistenza ed il comfort necessario alla consumazione del pasto

Lo stato di idratazione:

Stimolare e aiutare la persona a bere

Eccezionalmente, se il medico lo ritiene opportuno, ricorrere alla reidratazione per via parenterale

Controllare lo stato delle mucose, della pelle, dei capelli, delle unghie

Accertarsi di eventuale patologia di base come possibile concausa dell’alterato stato di nutrizione: diabete, malattie apparato digerente, malassorbimento, parassitosi, anemia, epatopatia, malattie cardiovascolari, neoplasie, demenza, comatosi.

Le proteine sono nutrienti di estrema importanza nel processo di cicatrizzazione, ri-vascolarizzazione e rigenerazione dei tessuti

E’ fondamentale che la persona introduca ogni giorno la corretta porzione di alimenti ricchi in proteine sia di tipo animale (carne, pesce, uova, latte e latticini ) che vegetale (pasta/riso, pane, ed altri cereali, legumi).

Controllare l’incontinenza:

Per l’azione macerante ed irritante di urina e feci, l’incontinenza richiede moltissima attenzione:

Controllare frequentemente il soggetto incontinente (al fine di evitare il prolungato contatto con feci e urine)

Eseguire accurate cure igieniche con acqua tiepida e saponi idonei, evitare l’uso di strumenti e manovre abrasive

Asciugare bene la sede

Controllare l’integrità della cute:

Idratare (meglio se con prodotti riassorbibili)

Ricorrere, per le persone incontinenti, all’uso di ausili ad assorbenza, facendo attenzione che non siano compressive e non determinino sfregamenti o stati irritativi

Proteggere il letto con traverse salvamaterasso, se l’incontinenza è grave o doppia, (possibilmente non cerate)

In presenza di lesioni valutare l’opportunità di posizionare un catetere vescicale a permanenza o per l’uomo il condom (drenaggio urinario esterno)

Utilizzo di ausili antidecubito:

Oltre a quelli utilizzabili per il mantenimento del corretto posizionamento, come cuscini, archetti ecc… sono molto utili alla riduzione della pressione e sono materassi e sovramaterassi

Materassi in poliuretano a densità diversificata: possono essere in un solo segmento o a più segmenti in modo da adeguarsi ai letti articolati.

Materassi termosensibili: questi materassi in poliuretano hanno la matrice che a contatto del calore del corpo tende ad adattarsi diventando morbido ed elastico distribuendo il carico più perifericamente, favorendo un buona eliminazione delle pressioni da contatto sulle prominenze ossee.

Materassi ad aria: possono sostituire il materasso tradizionale e sono di diverso tipo

Materassi a pressione alternata: materasso composto da molteplici celle che si gonfiano e si sgonfiano completamente o parzialmente. All’interno spesso c’è un sensore che regola le pressioni di contatto.

I materassi ad aria possono essere:

Dinamici: le celle si sgonfiano alternativamente ed esclusione delle zone su cui poggia la testa del paziente. L’andamento dinamico migliora l’ossigenazione dei tessuti.

Statici: la pressione di contatto è sempre costante, tutte le celle sono permanentemente gonfie

Materassi a cessione d’aria: sono composti da cuscini intercollegati tra loro, i quali tramite microfoni emettono continuamente aria tiepida filtrata (esclusi quelli su cui poggia la testa del malato). Ciò impedisce la formazione dell’umidità tra la cute del paziente e la superficie d’appoggio evitando così la macerazione e consentire una miglior per fusione tessutale.

Materasso fluidizzato: è un letto a microsfere calcio-sodiche che vengono costantemente mantenute in movimento da un flusso d’aria termostatato che consente di sostenere il paziente mantenendo la pressione di contatto a bassi valori. E’ indicato per i pazienti con piaghe essudative e grandi ustionati

Cuscini per carrozzine: distribuiscono la pressione in modo uniforme a seconda del tipo di cuscino sulle parti del corpo che supportano il peso della persona. Le tipologie più comuni dei cuscini antidecubito: ad acqua, ad aria, con supporto in gel, in gomma piuma

Gli ausili antidecubito non sostituiscono l’intervento umano nell’attuazione di una corretta mobilizzazione e cambi di postura anche se sono molto efficaci nell’azione di riduzione delle pressioni.

Gestione del dolore

Saper conoscere il valore del dolore attraverso le scale

Se richiesto in modo esplicito, favorire la partecipazione/collaborazione del paziente alla medicazione

Invitare il paziente a concordare i tempi della medicazione offrendogli delle pause

Fermare l’intervento se il paziente presenta dolore acuto non riuscendo a comunicarlo (es. Osservazione dei movimenti del viso)

Monitorare paziente sotto sforzo (quali movimenti esegue in autonomia)

fase valutativa

La prevenzione delle infezioni del sito chirurgico è di competenza dell’Operatore Socio Sanitario:

Prima dell’intervento: maggiore è la durata della degenza preoperatoria, maggiore è l’incidenza delle infezioni della ferita

Corretta gestione preparazione del paziente: (es. Tricotomia – Doccia pre-operatoria – Calze antiembolo)

Corretta gestione di dieta leggera senza scorie

Corretta preparazione intestinale il giorno precedente l’intervento e mattina dell’intervento secondo protocollo

Corretta gestione assunzione liquidi (Fare svuotare la vescica)

Favorire un sonno tranquillo rassicurando il paziente, facendolo sentire preso in carico, indagando i bisogni emozionali (paura, ansia…), fornendo le informazioni necessarie a placare lo stress per l’intervento

Dopo l’intervento chirurgico

Lavaggio antisettico mani prima e dopo contatto con una ferita chirurgica

Detersione ed antisepsi della ferita infetta

Saper osservare e valutare nella ferita:

Se presentano secrezioni: verificarne la sede ed il tipo (se sieroso, purulento, emorragico)

Se presentano edema

Se presenta odore, se maleodoranti denotano infezione

Approssimazione di bordi (Integrità delle suture o segni di infiammazione)

Saper valutare la medicazione in base alle caratteristiche:

Medicazione in sale a bassa carica microbica

Suddivisione in base alla classificazione delle ferite (dalla ferita più pulita a quella più sporca)

Mantenere l’ambiente umido a contatto con la lesione cutanea

Permettere lo scambio gassoso di ossigeno ,anidride carbonica e vapore acqueo con l’ambiente

Garantire l’isolamento termico

Essere sicura, ovvero: non contenere elementi tossici, essere non allergenica, essere sterile

Avere alto potere adsorbente (di microrganismi, componenti tossici, cellule morte, etc…)

Essere barriera all’ingresso di microrganismi esterni che altrimenti aggraverebbero le lesioni infette

Non aderire all’area cutanea lesa

Garantire una protezione meccanica (la medicazione ideale deve poter proteggere la lesione da possibili traumi)

Essere comoda e non dolorosa

Conformarsi alle superfici irregolari (la medicazione ideale è conformabile e flessibile per adattarsi a qualsiasi contorno anatomico

Essere di semplice e sicuro utilizzo

Necessitare intervalli di cambio sufficientemente lunghi

Permettere il monitoraggio del processo evolutivo senza rimuovere la medicazione

scopo

Migliorare la qualità della vita dei soggetti istituzionalizzati

Mantenere l’asepsi del sito chirurgico

Favorire il processo di guarigione di lesioni cutanee

Ottimizzare l’intervento sanitario

Essere di semplice e sicuro utilizzo

Necessitare intervalli di cambio sufficientemente lunghi

Permettere il monitoraggio del processo evolutivo senza rimuovere la medicazione

Ottimizzare l’investimento delle risorse stanziate per la fornitura di dispositivi medici e di farmaci alle strutture residenziali

Diminuire l’incidenza delle lesioni da decubito privilegiando l’aspetto della prevenzione

Adottare strumenti di identificazione che valuti i soggetti a rischio nella sua globalità

Efficacia clinica (misurata in termini di velocità di guarigione della lesione)

L’adesione della medicazione avviene solamente sulla cute sana evitando problemi di aderenza e di distruzione del tessuto neoformato durante le sostituzioni della medicazione

Migliore protezione fisica della lesione contro la penetrazione di batteri, senza rilascio di fibre o frammenti in grado di evocare una risposta infiammatoria

Il mantenimento di un ambiente umido e la riduzione di accumulo di essudato favorisce e riduce i tempi di guarigione delle lesione

Qualità di vita del paziente

La lesione ben pulita e idratata riduce la possibilità di infezioni e di conseguenza evita trattamenti invasivi di detersione della lesione che altrimenti potrebbero rendersi necessari

Una migliore praticità della medicazione apporta un comfort maggiore al paziente in termini di mobilità e autosufficienza

La non aderenza della medicazione evita dolori durante i controlli e al momento della rimozione

La possibilità di utilizzo della medicazione a contatto con la lesione per più giorni rende il cambio meno frequente

Economicità

Ottimizzare  l’investimento delle risorse stanziate per la fornitura di dispositivi medici e di farmaci alle strutture residenziali

II cambio meno frequente apporta un risparmio medio complessivo:

Per il minor numero di ore/uomo necessarie per il cambio delle medicazioni

Un controllo non implica un cambio

Minor numero di medicazioni utilizzate

Minor utilizzo di prodotti complementari

Minor costo del personale impiegato per il controllo/sostituzione della medicazione

Torna in cima