PRIMO SOCCORSO – BASIC LIFE SUPPORT – BLS
Basic Life Support, noto anche con la sigla BLS, è una tecnica di primo soccorso che può – in alcune circostanze – essere determinante per salvare la vita di un infortunato.
Per paziente infortunato si intendono molte condizioni, tra le quali:
persona priva di sensi (persona svenuta);
persona con un blocco meccanico delle vie aeree (oggetti nella gola dei bambini, acqua nei soggetti che affogano);
persona sottoposta a folgorazione elettrica;
paziente in totale arresto cardiaco con temporaneo stato di coma.
La tecnica BLS, che comprende la rianimazione cardiopolmonare (RCP) è compresa nella sequenza di supporto di base alle funzioni vitali.
La definizione BLS/D si riferisce al protocollo BLS con l’aggiunta della procedura di defibrillazione (che è lo standard progressivo nei corsi di formazione per soccorritori laici).
La catena della sopravvivenza
La sopravvivenza è strettamente dipendente dalla realizzazione ordinata di una serie di interventi; la metafora della “catena” sta a simboleggiare da un lato l’importanza della sequenza, e il fatto che se una delle fasi di soccorso è mancante, le possibilità di sopravvivenza sono ridottissime.
La catena è formata da quattro anelli, che sono nell’ordine:
Accesso precoce al sistema di emergenza (118 Numero nazionale per le emergenze sanitarie)
Inizio precoce delle procedure di BLS
Defibrillazione precoce, cioè l’arrivo precoce sul posto di un’équipe in grado di praticare la defibrillazione
Inizio precoce del trattamento intensivo (da parte di personale medico e infermieristico adeguatamente formato)
Valutazione della scena
All’arrivo sulla scena, prima di effettuare qualsiasi azione sul soggetto, il soccorritore deve accertarsi che la zona in cui agisce sia priva di pericoli che potrebbero pregiudicare la salute del soccorritore e dell’assistito.
Per esempio, è necessario prestare la massima attenzione nell’accertarsi che il soggetto non sia a contatto con parti sotto tensione, che non vi siano odori di gas o liquidi dannosi, che non siano presenti cavi elettrici sotto tensione; un altro fattore da tener presente è, d’inverno, la possibile fuoriuscita di monossido di carbonio da caldaie o stufe malfunzionanti.
Nel caso in un cui la zona non sia sicura è necessario avvertite le autorità competenti, ad esempio i Vigili del fuoco. Se la zona è sicura, allora è possibile procedere con le manovre del BLS. La rianimazione viene praticata esclusivamente su un soggetto incosciente, che non risponde al richiamo verbale e agli stimoli tattili (per esempio, se scosso).
Valutare se il soggetto è vittima di un malore oppure di un trauma; nel secondo caso non muovere il paziente e contattare immediatamente il 118. Nel caso in cui, trovandosi di fronte alla vittima incosciente di un trauma, si debba obbligatoriamente intervenire (non c’è possibilità di chiamare soccorsi oppure si è preposti a questa funzione: es. assistente bagnanti, personale medico ecc.), bisogna sapere che il BLS avrà due procedimenti leggermente diversi a seconda che si tratti di malore (o l’annegamento) o specificamente di trauma; perciò va detto che quando non si ha la possibilità di valutare con certezza la causa dell’evento (per es. non si era presenti e non ci sono né testimoni né segni evidenti di cosa possa essere avvenuto), bisogna agire considerando l’infortunato vittima di “trauma sospetto”, operando quindi appunto come se il trauma fosse realmente avvenuto.
Valutazione dello stato di coscienza
Il soccorritore che ha valutato che il luogo in cui si trova ed in cui deve operare è sicuro, inizia la valutazione dello stato di coscienza.
La comunicazione con la persona deve avvenire sfruttando tutti i cinque sensi. Posti di fronte al corpo steso, per evitare movimenti del collo dell’infortunato, la persona deve essere scossa leggermente per le spalle e chiamata ad alta voce.
Si noti che il solo stimolo vocale può risultare inutile in caso di persone sorde. Nell’eseguire questa operazione, il soccorritore presterà attenzione nel reggere una mano dell’assistito, per prevenire la sua incolumità nel caso questo si risvegli e, in preda al panico o sotto l’effetto di stupefacenti, tenti di aggredire il soccorritore.
Se il paziente non reagisce, allora la persona è definita incosciente e va fatta immediata richiesta a chi ci sta vicino di chiamare il Numero telefonico per le emergenze mediche (118 in Italia, 144 in Svizzera, 112 nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea) dichiarando che la persona è incosciente.
Nel caso in cui il paziente sia cosciente, può essere comunque allertata la centrale per l’invio di personale qualificato al fine di controlli più accurati.
Valutato lo stato di coscienza, si prosegue con le manovre di BLS.
La posizione laterale di sicurezza (PLS)
Se la respirazione torna ad essere presente, ma il paziente è ancora in stato di incoscienza e non si suppone un trauma, esso va posizionato in posizione laterale di sicurezza. Per far ciò bisogna flettere un ginocchio e portare il piede della medesima gamba sotto il ginocchio della gamba opposta. Bisogna far scivolare il braccio opposto alla gamba flessa sul terreno finché non sia perpendicolare al tronco. L’altro braccio va posto sul torace, in modo che la mano passi sul lato del collo. Successivamente il soccorritore deve porsi sul fianco che non presenta il braccio esteso esternamente, infilare il proprio braccio fra l’arco formato dalle gambe del paziente e con l’altro afferrare la testa. Facendo leva sulle ginocchia, bisogna far rotolare delicatamente il paziente sul fianco del braccio esterno, accompagnando il movimento della testa. La testa va poi iperestesa e mantenuta in tale posizione sistemando sotto la guancia la mano del braccio che non tocca terra. Questa posizione ha lo scopo di mantenere le vie aeree pervie ed evitare che improvvisi getti di vomito occludano la cavità respiratoria ed entrino nei polmoni, danneggiandone l’integrità. Con la posizione laterale di sicurezza ogni liquido emesso viene espulso fuori dal corpo.
Se si è da soli a soccorrere si chiama in questo momento il 118. Se i soccorsi sono stati già chiamati, è importante confermare che c’è una persona in arresto respiratorio e senza segni di circolo.
Valutazione dello stato neurologico del paziente
Durante questa fase si approfondisce la valutazione dello stato di coscienza del paziente. Per i soccorritori, tale valutazione si effettua utilizzando la scala AVPU:
“A” Alert: paziente vigile ed orientato
“V” Verbal: paziente che risponde agli stimoli verbali
“P” Pain: paziente che risponde agli stimoli dolorosi
“U” Unresponsive: paziente che non risponde a nessuno stimolo
Esposizione completa del paziente e protezione termica
Durante questa fase, si spoglia il paziente, per effettuare poi quella che sarà la valutazione secondaria, ma subito dopo lo si copre per prevenire l’ipotermia.
ABC
La seconda fase del BLS consiste in una procedura che viene denominata ABC, dalle iniziali delle parole inglesi Airway, Breathing, Circulation.
Per iniziare l’ABC il soccorritore deve porre la persona su un piano rigido (generalmente per terra) con gli arti e la testa allineati in posizione supina (pancia in alto) e con il torace scoperto. Nel fare ciò si tenga presente che l’infortunato possa aver subito un trauma e della presenza di lesioni al rachide cervicale. A questo punto si inizia la valutazione vera e propria
A: Airways
Il pericolo che corre una persona incosciente è l’ostruzione delle vie aeree: anche la stessa lingua può cadere all’indietro e impedire la respirazione, a causa della perdita di tonicità della muscolatura. Prima di ogni altra cosa si procede al controllo del cavo orale tramite la “manovra a borsellino” che si effettua ruotando assieme l’indice e il pollice sulla bocca del paziente, come se si dovesse aprire un portaspiccioli. Se sono presenti oggetti che ostruiscono le vie respiratorie vanno rimossi, con pinze, non introducendo mai le dita in bocca all’infortunato e facendo attenzione a non spingere il corpo estraneo ancora più in profondità. Se è presente acqua o altro liquido (per esempio dopo un annegamento) bisognerà inclinare lateralmente la testa dell’infortunato (o tutto il corpo in più persone se c’è un sospetto trauma del rachide cervicale, per non muovere il collo) per permettere al liquido di fuoriuscire. Una volta verificata la pervietà delle vie aeree e quindi l’assenza di oggetti che possano ostruire il passaggio dell’aria si effettua l’iperestensione della testa, proprio per evitare un auto-soffocamento con la lingua (questa manovra va fatta successivamente all’ispezione orale per non spingere ancora più in basso eventuali corpi estranei presenti all’interno). Per effettuare la manovra dell’iperestensione, vanno poste una mano sulla fronte, per portare indietro la testa, e due dita sotto il mento, per sollevarlo. La manovra di iperestensione non dovrà essere violenta né brusca (il collo è molto delicato) ma dovrà comunque essere efficace. Sempre per questa ragione, nel caso vi sia un trauma cervicale anche solo sospetto, l’iperestensione dovrà essere sempre evitata insieme a tutti gli altri movimenti del paziente: solo se dovesse rendersi assolutamente necessaria (in caso ad esempio di un paziente in arresto respiratorio), la manovra dovrà essere solo parziale. La posizione di iperestensione va mantenuta fino alla fine della valutazione ABC
B: Breathing Dopo la fase di Airway è necessario controllare se l’infortunato respira. La posizione ideale per farlo è accostare la guancia alla sua bocca (a circa 3–5 cm), avendo preventivamente scoperto il torace dagli abiti, osservo il torace. Questa manovra è detta “GAS” che sta per Guardo, Ascolto, Sento: Guardare il movimento del torace Ascoltare il respiro Sentire il flusso d’aria sulla guancia Questa osservazione deve essere mantenuta per 10 secondi, contando ad alta voce, mantenendo la testa del paziente iperestesa nel caso si sia certi dell’assenza di un trauma, (nel trauma è necessario mantenere la posizione neutra del capo e liberare le vie aeree a mezzo della sublussazione della mandibola, onde evitare lesioni al rachide cervicale). Contare ad alta voce serve a chi interviene nel frattempo, e conosce i fondamenti della BLS, a capire senza interrompervi che può essere necessario il suo aiuto. È necessario fare attenzione a non confondere ansimi e gorgoglii emessi in caso di arresto respiratorio con la respirazione normale.
C: Circulation
Mentre si effettua la manovra GAS…
“G” guardo: l’espansione della gabbia toracica
“A” ascolto: il rumore dell’aria espirata dal paziente
“S” sento: il flusso dell’aria espirata sulla guancia del soccorritore
Il soccorritore valuta se sono presenti elementi che manifestino la presenza di circolazione interna: movimenti della persona, degli arti, colpi di tosse, respiro.
La manovra è definita MO.TO.RE. (MOvimenti, TOsse, REspiro). Oltre a queste due operazioni, è possibile la ricerca del polso (anche se varia da regione a regione per i protocolli 118 di competenza), preferibilmente carotideo (premere con i polpastrelli di indice e medio sulla carotide, posta lateralmente al pomo di Adamo), giacché permette la percezione di battito cardiaco anche ad una pressione arteriosa sistolica (massima) di 50 mmHg, mentre il polso radiale e femorale non permettono di reperire battito con pressione arteriosa sistolica inferiore a 80 mmHg.
Comunque, poiché non è facile cercare il polso carotideo soprattutto se non si è esperti, la presenza di MO.TO.RE., anche quando il polso carotideo non è apprezzabile, è una prova certa che il cuore sta battendo.
La ricerca di segni di circolo (MO.TO.RE.) non deve in nessun modo ritardare le operazioni di soccorso, per cui in caso di dubbio, si assume che l’attività cardiaca sia assente. In assenza di MO.TO.RE. è indispensabile iniziare la rianimazione cardio-polmonare RCP. Se si è da soli a soccorrere si chiama in questo momento il 118.
Se i soccorsi sono stati già chiamati, è importante confermare che c’è una persona in arresto respiratorio e senza segni di circolo.
Rianimazione cardio-polmonare
La procedura della rianimazione cardio-polmonare, da effettuarsi su un paziente su una superficie rigida (una superficie morbida o cedevole rende completamente inutili le compressioni) consiste in queste fasi:
Il soccorritore si inginocchia a fianco del torace, con la sua gamba all’altezza della spalla dell’infortunato.
Rimuove, aprendo o tagliando se necessario, gli abiti dell’infortunato. La manovra richiede il contatto con il torace, per essere sicuri della corretta posizione delle mani.
Colloca le mani direttamente sopra lo sterno, una sopra all’altra, al centro del petto. Per evitare di rompere le costole, solo il palmo delle mani dovrebbe toccare il torace. Più in particolare, il punto di contatto dovrebbe essere l’eminenza palmare, ovvero la parte più inferiore e vicina al polso del palmo, che si presenta più dura e posta in asse con l’arto. Per facilitare questo contatto può essere utile intrecciare le dita e sollevarle leggermente.
Sposta il peso verso avanti, rimanendo sulle ginocchia, fino a che le sue spalle non sono direttamente sopra le mani. Tenendo le braccia dritte, senza piegare i gomiti, il soccorritore si muove su e giù con determinazione facendo perno sul bacino. Per essere efficace, la pressione sul torace deve provocare un movimento di circa 4–5 cm per ciascuna compressione. È fondamentale, per la riuscita dell’operazione, che il soccorritore rilasci completamente il petto dopo ogni compressione, evitando assolutamente che il palmo delle mani si stacchi dal torace causando un dannoso effetto di rimbalzo.
Il ritmo di compressione corretto deve essere di almeno 100 compressioni al minuto ma non superiore a 120 compressioni al minuto, ovvero 3 ogni 2 secondi.
Dopo ogni 30 compressioni, è necessario praticare 2 insufflazioni con la respirazione artificiale.
La testa viene ruotata all’indietro, il soccorritore chiude il naso con una mano mentre estende la mandibola con l’altra per mantenere la bocca aperta.
Si noti che, dimenticando di chiudere il naso, l’operazione risulterà completamente inefficace.
È fondamentale che durante le insufflazioni il capo rimanga iperesteso, giacché una scorretta posizione delle vie aeree espone la vittima al rischio che entri aria nello stomaco, provocando così facilmente rigurgito.
Quest’ultimo è provocato anche dalla potenza con cui si soffia: se si soffia troppo forte si manda aria nello stomaco. La respirazione bocca a bocca comporta l’insufflazione forzata di aria nel sistema respiratorio dell’infortunato, con l’ausilio di una mascherina o di un boccaio.
In caso di mancanza, un fazzoletto di cotone può essere impiegato per proteggere il soccorritore dal contatto diretto con la bocca dell’infortunato.
Le nuove linee guida mettono in guardia il soccorritore dai rischi dell’iperventilazione: aumento eccessivo della pressione intratoracica, rischio di insufflazione di aria nello stomaco, eccessivo ritorno venoso al cuore; per questa ragione le insufflazioni non devono essere eccessivamente energiche, ma emettere una quantità d’aria non superiore a 500–600 cm (mezzo litro, in un tempo non superiore al secondo).
In ultimo va ricordato che l’aria inspirata dal soccorritore prima di insufflare deve essere il più possibile “pura”, e cioè contenere la più alta percentuale possibile di ossigeno: per questo tra un’insufflazione e l’altra il soccorritore dovrà alzare la testa per inspirare a una distanza sufficiente perché non inspiri l’aria emessa dalla vittima, che presenta una densità di ossigeno minore.
Ritorna dalla parte del torace e riposiziona le mani nella posizione corretta.
Ripete il ciclo di 30:2 per un totale di 5 volte controllando alla fine se esistono segni di MO.TO.RE. , ripetendo la procedura senza mai fermarsi, tranne che per esaurimento fisico o per l’arrivo dei soccorsi.
Se invece i segni di MO.TO.RE. ritornano presenti (la vittima muove un braccio, tossisce, muove gli occhi, parla ecc.), occorre tornare al punto B: se quindi la respirazione è presente, si potrà disporre la vittima in PLS (Posizione Laterale di Sicurezza), altrimenti si dovranno eseguire soltanto ventilazioni (10-12 al minuto), ricontrollando ogni minuto i segni di MO.TO.RE. fino alla ripresa completa della respirazione normale (che è di circa 10-20 atti al minuto).
La rianimazione deve sempre cominciare con le compressioni salvo nel caso in cui si tratti di trauma o la vittima sia un bambino: in questi casi si comincerà con 5 insufflazioni, per poi proseguire normalmente con l’alternanza compressioni-insufflazioni.
Questo avviene perché in caso di trauma si presume che l’ossigeno presente nei polmoni dell’infortunato non sia in quantità sufficiente a garantire l’efficienza della circolazione sanguigna; a maggior ragione, a titolo precauzionale, si inizierà con le insufflazioni in caso la vittima sia un bambino, in virtù del fatto che è presumibile che un bambino, godendo di buone condizioni di salute, si trovi in stato di arresto cardiaco per cause dovute con maggiore probabilità a trauma o ad un corpo estraneo penetrato nelle vie aeree.
Il soccorritore smetterà il massaggio cardiaco esclusivamente se:
Si modificano le condizioni del luogo, che non diventa più sicuro.
In caso di grave pericolo il soccorritore ha il dovere di mettersi in salvo. arriva l’ambulanza con medico a bordo o l’auto medica inviata dal 118. arriva soccorso qualificato con una più efficace attrezzatura
E’sfinito e non ha più forze (anche se in questo caso in genere si chiedono i cambi, che dovranno avvenire a metà delle 30 compressioni, in maniera tale da non interrompere il ciclo compressioni-insufflazioni).
Tecnica per eseguire le ventilazioni artificiali:
Inginocchiarsi dietro la testa del paziente
Collegare il pallone AMBU alla bombola di ossigeno e far riempire il reservoir
Applicare la maschera della giusta misura sul volto, con la parte più stretta sulla radice del naso e la parte più larga tra il mento e il labbro inferiore Impugnare la maschera con il pollice e l’indice configurato a “C” attorno al raccordo della maschera
Mantenere l’iperestensione del capo uncinando la mandibola con le altre dita
Effettuare 5 cicli (che equivalgono a circa 2 minuti) composti ognuno da 30 compressioni e 2 ventilazioni, per poi ricominciare.
Se invece è disponibile il DAE
Posizionamento ed utilizzo del DAE
Il DAE viene posizionato all’altezza dell’orecchio sinistro del paziente, questi naturalmente è a petto nudo, la pelle eventualmente dev’essere asciugata da sudore e/o umidità e nel maschio può essere necessario rasare la parte sottoclavicolare destra e sottoascellare sinistra per garantire una perfetta aderenza degli elettrodi. Questi si applicano staccando le loro pellicole di protezione. A quel punto si accende il defibrillatore (tasto ON/OFF o Analizza), e lo si segue passo per passo. I moderni D.A.E. sono in grado di guidare, tramite una voce registrata, il soccorritore esperto (o il semplice cittadino) tramite le poche tappe e manovre da effettuare.
Una volta acceso la voce registrata chiederà:
Inserire lo spinotto degli elettrodi nell’apposito connettore.
Incitandovi a non toccare la persona vittima del malore, effettuerà l’analisi del paziente
Attenzione nel momento dell’analisi che nessuno dei presenti tocchi, anche inavvertitamente, il paziente in quanto si possono generare delle indicazioni sbagliate (“artefatti”) per l’apparecchio
A quel punto se il DAE riconosce una situazione non defibrillabile, la voce registrata dirà “Scarica non consigliata” e i soccorritori riprenderanno immediatamente la RCP 30:2 per due minuti, interrompendosi quando l‟apparecchio effettuerà una nuova analisi.
Se viene riconosciuto un ritmo defibrillabile, la voce registrata dirà “Scarica consigliata”.
A questo punto: Si illumina il tasto “Shock”
L’operatore DAE controlla che l’ossigeno sia chiuso e allontanato
L’operatore DAE controlla visivamente che nessuno tocchi l’infortunato.
Frase da dire ad alta voce “Via IO, via TU, via TUTTI”
L’operatore DAE preme il tasto “Shock” per somministrare la scarica.
Si riprende immediatamente la RCP con il ritmo 30:2
Dopo 2 minuti (5-6 cicli di RCP) lo strumento effettuerà un’altra rilevazione delle funzioni elettriche del cuore, tornado ad avvertire di non toccare il paziente. Dopodiché se il cuore ha ripreso a battere, inciterà a controllare il respiro.
Se il cuore non ha ripreso a battere il DAE valuterà se è un ritmo defibrillabile e si preparerà per una nuova scarica.
La procedura continuerà con questa sequenza fino alla ripresa delle funzioni vitali del paziente o all’arrivo di un MSA.
Errori di esecuzione delle RCP:
Il paziente non giace su un piano rigido per cui le compressioni toraciche esterne sono inefficaci
La ventilazione non è efficace, con conseguente mancata ossigenazione, se la mascherina non è ben aderente al viso o se è di una misura inappropriata
Se le insufflazioni sono troppo brusche o se l’iperestensione del capo è incompleta, si provoca nel paziente una distensione gastrica con conseguente vomito
Se le compressioni toraciche sono superficiali, si ha una mancata circolazione del sangue
Se le compressioni sono brusche o se le mani sono posizionate sulle coste, si rischia di provocare una frattura delle coste stesse
Se le mani sono posizionate troppo in basso, si rischia di provocare lesioni agli organi addominali
Non iniziare la RCP se:
Ci sono macchie ipostatiche su tutto il corpo
Il paziente è in uno stato di decomposizione generalizzata
Il paziente è carbonizzato
Il paziente è in stato di rigor mortis (ovvero il corpo morto è rigido, segno che è morto da diverse ore)
Il corpo è rimasto sommerso per molto tempo (ovviamente questa situazione deve prima essere accertata)
Il corpo è decapitato o presenta altre lesioni palesemente incompatibili con la vita
L’età apparente
L’aspetto cadaverico
La temperatura corporea La midriasi delle pupille
Non considerare:
Una volta iniziata la RCP, continuare fino a:
Arrivo del DAE
Arrivo del soccorso avanzato
Ricomparsa dei segni di vita
Esaurimento fisico di tutti i soccorritori
Alcuni termini importanti:
APNEA: assenza di attività respiratoria
TACHIPNEA: frequenza respiratoria maggiore di 30 atti al minuto
BRADIPNEA: frequenza respiratoria minore di 10 atti al minuto
DISPNEA: sensazione di “respiro faticoso” o di “fame d’aria” del paziente a riposo. La dispnea non è una patologia, ma una sensazione soggettiva del paziente in difficoltà respiratoria.
GASPING: tentativi di atti respiratori inefficaci, è il cosiddetto respiro boccheggiante.
Tutte le difficoltà respiratorie causano ipossia, ovvero una diminuzione dell’apporto di ossigeno ai tessuti dell’organismo.
Se la difficoltà respiratoria è molto grave, si può avere anche anossia, ovvero mancanza totale dell’apporto di ossigeno ai tessuti.
Riepilogo sequenza BLS – Un soccorritore (senza DAE)
Valutazione dell’ambiente (sgombro da ostacoli – sicurezza ambientale)
Valutazione dello stato di coscienza chiamando la persona (chiamo e scuoto)
Grida aiuto
Posizione supina, allineamento degli arti
Scoprire il torace
Valutazione delle vie aeree (ipertensione del capo, aprire la bocca, estrarre eventuali copri estranei visibili)
GAS per 10″ (guardare se il torace si alza si abbassa, ascoltare i tumori, sentire se l’aria esce dalla bocca) e valuta il circolo.
Chiama 118 (persona incosciente che non respira)
Cicli di 30 CTE (100 compressioni al minuto) seguite a 2 insufflazioni, fino all’arrivo dei soccorsi.
Se il DAE è disponibile, rilevata l’assenza del polso carotideo e dei segni di circolo, il soccorritore accende il DAE, avvia l’analisi e se lo shock è consentito (ritmo defibrillabile) preme il pulsante di scarica.
Lo scopo di tale manovra è quello di mantenere ossigenati il cervello e il muscolo cardiaco, insufflando artificialmente aria nei polmoni e provocando, per mezzo di spinte compressive sul torace, un minimo di circolazione del sangue.
Il rischio principale collegato alla mancanza di soccorso in questi casi è il danno anossico cerebrale; si tenga a tal proposito presente che l’ossigeno (necessario appunto al cervello) è presente nell’aria-ambiente in percentuali medie del 21%, mentre quello presente nell’aria espirata dai polmoni è circa del 16% (vale a dire che, respirando, consumiamo soltanto circa un quarto dell’ossigeno presente nell’aria, e ciò significa che, teoricamente, la stessa aria può essere respirata al massimo 4 volte); questa constatazione ci fa capire come l’intervento con la respirazione artificiale semplice (con la bocca) piuttosto che con la respirazione artificiale evoluta (pallone autoespandibile, bombola di ossigeno, soccorso avanzato) possa realmente fare la differenza, giacché praticando la classica respirazione bocca a bocca, il soccorritore insufflerà nei polmoni della vittima un’aria il cui ossigeno è già stato parzialmente utilizzato (poiché il soccorritore ha inspirato ed espirato quell’aria), e perciò sarà un’aria meno efficace.
Altrettanto importante è la tempestività dell’intervento: dall’inizio dell’arresto cardio-circolatorio, mediamente le probabilità di sopravvivenza diminuiscono del 7-10% ogni minuto; già dopo 9-10 minuti, in assenza di RCP (sigla di Rianimazione Cardio-Polmonare), è molto difficile se non impossibile sperare il recupero del danno anossico cerebrale definitivo (ma i primi gravi danni al cervello si riscontrano dopo già 4 minuti di mancanza di ossigeno).